Bersheba

La città di Bersabea (Beer Sheva in ebraico) sorge in una depressione a 240 metri s.l.m. Le più antiche tracce di insediamento sono rappresentate da grotte argillose adibite ad abitazione nelle immediate vicinanze del Wadi Beer Sheva; risalgono all’Età del rame (V millennio a.C.), molto prima dell’epoca di Abramo, ma dopo alcuni secoli quelle popolazioni svanirono completamente. Solo in epoca romana la città di Bersabea sarebbe sorta nel punto in cui adesso si trova il centro urbano. Fu quindi ridotta a semplice stazione di sosta dalla conquista araba fin verso l’anno 1900. Solo quando l’Impero ottomano vi insediò un governatore Bersabea riacquistò la sua importanza. Nel 1948 la città fu presa dagli israeliani, dopodiché il fondatore dello Stato di Israele, Ben Gurion, si diede da fare per promuoverla. Oggi Bersabea, con i suoi 200.000 abitanti, è rinomata anzitutto per la sua università, che prende il nome proprio da Ben Gurion. 

Dall’epoca bizantina vi viene onorato il cosiddetto “pozzo di Abramo”. Si conserva il nucleo della città ottomana, anche se è stato piuttosto trascurato. 

Bersabea ha avuto un ruolo importante della storia dei patriarchi Abramo e Isacco, non però come città bensì come centro nomadico di aggregazione attorno a una sorgente d’acqua. La Bibbia sottolinea più volte che il pozzo era proprietà dei patriarchi: Abramo lo aveva scavato dopo la nascita di Isacco, e il re filisteo Abimelech gliene aveva assicurato il possesso in cambio di sette agnelli, con una cerimonia pubblica (cfr. Gen 21,22-33)

Il nome Beer Sheva può essere interpretato tanto come “pozzo dei sette” quanto come “pozzo del giuramento”; il narratore biblico ha intrecciato i due significati. Anche Isacco avrebbe rivendicato a sé la sorgente d’acqua. Proprio lì aveva ricevuto una benedizione divina (cfr. Gen 26,23-25)

Subito dopo, è attribuito a Isacco il giuramento per la proprietà del pozzo (Gen 26,26-32). In un contesto geografico come questo, va da sé l’importanza di avere un pozzo di proprietà, e la frequenza con cui lo si doveva difendere (cfr. Gen 26,12-22).

Si ritiene di avere scoperto la Bersabea di Abramo e Isacco 6 km più a est della città attuale, presso il Tell as-Saba. Originariamente in mezzo al nulla, oggi il Tell si trova – indicato dai cartelli – in un Parco nazionale alle propaggini orientali dell’abitato. L’unico problema è che lì non sono state rinvenute tracce di insediamento risalenti all’epoca dei patriarchi. Il luogo risulta abitato solo dal XII secolo a.C., e dall’XI era anche difeso da mura. A questo periodo risale un altare con “corna” angolari, i cui resti erano stati integrati in un muro di epoca successiva. I pezzi originali sono stati trasferiti a Gerusalemme al Museo di Israele, mentre in loco è stata collocata una ricostruzione. In fasi successive – persiana, ellenistica, romana – la città ebbe la funzione di fortezza.

Resta aperta la questione: dove si trovava la Bersabea di Abramo, la quale dovrebbe risalire a mezzo millennio prima? Va sottolineato che la Bibbia, a proposito degli spostamenti dei Patriarchi, cita solo i pozzi perché la vita nomadica non lasciava molte altre tracce. Se ne può dedurre che avesse condotto vita nomade per lungo tempo anche la tribù di Simeone, alla quale Bersabea apparteneva in origine (Gs 19,2). Una tribù che sarebbe stata poi destinata a sparire dalla Storia; il suo territorio sarebbe quindi stato inglobato in quello degli altri clan ebraici nel frattempo divenuti stanziali.

Ben documentata, viceversa, è l’epoca storica di Israele, come testimonia la formula spesso usata per indicare l’intero territorio: «Da Dan fino a Bersabea» (Gdc 20,1; 1Sam 3,20; 2Sam 3,10, ecc.). Bersabea rappresentava il confine meridionale della nazione; più a sud e a sud-est vivevano gli edomiti e, in seguito, i nabatei. All’epoca della monarchia, Bersabea rientrava nel territorio della tribù di Giuda.

Tratto da: Heinrich Fürst – Gregor Geiger, “Terra Santa: guida francescana per viaggiatori e pellegrini”, Milano 2018