- La città
- Chiesa S.Giuseppe
- Basilica dell’Annunciazione
- Fontana della Vergine
- La Chiesa Sinagoga
- Moschea Bianca
- Chiesa ortodossa S.Gabriele
Nazaret e universalmente conosciuta per i fatti legati al Nuovo Testamento, ma le sue origini risalgono all’età del bronzo (3000 a.C.) e, ancor prima, al periodo Calcolitico (4000 a.C.). Al di fuori delle fonti bibliche, poche testimonianze la menzionano esplicitamente. Ai tempi di Gesù, doveva essere un villaggio agricolo di nessun conto, come conferma addirittura il Vangelo («Da Nazaret può venire niente di buono?» Gv 1,46). In epoca romana Nazaret fu un insediamento ebraico e mantenne questa specificità religiosa fino al IV secolo d.C. L’imperatore Adriano, impegnato in feroci repressioni, distrusse la cittadina nel 135 d.C. Costantino e la madre Elena diedero invece grande impulso alla rinascita dei luoghi santi; di conseguenza anche a Nazaret, a partire dal IV secolo, si sviluppò la presenza cristiana. Per venerare la grotta dell’Annunciazione, nel 427 venne costruita una basilica, cui contribuì anche Conone, diacono di Gerusalemme (il cui nome appare ancora oggi sul tappeto musivo nei pressi della grotta venerata). Nel 614 i Persiani invasero la cittadina, massacrando la popolazione e distruggendo la basilica, e l’avvento successivo dei musulmani (VIII secolo) ne innescò il lento declino.
Con l’arrivo dei crociati le cose cambiano: il normanno Tancredi fece edificare la cattedrale sull’area della precedente basilica (1130), cattedrale che venne tuttavia distrutta nel XIII sec. per ordine del sultano Baibars. L’epoca ottomana favorì lo svilupparsi di moschee ma anche una più stabile presenza francescana. Nel 1697 i frati, che risiedevano in città già dal 1620, presero in “affitto” la città, pagando una somma annuale ai pascià di Sidone e Acri e riuscendo, alcuni anni dopo, a costruire una chiesa sul sito della basilica. L’imponente basilica dell’Annunciazione che oggi domina Nazaret, invece, e stata progettata dall’architetto italiano Giovanni Muzio e la sua consacrazione risale al 1969. Dal 1948 (anno della costituzione dello Stato di Israele), Nazaret e una città israeliana. Oggi conta poco più di 70 mila abitanti. Il 30% della popolazione e cristiana e, nonostante le provocazioni e le tensioni locali (ad esempio le scritte islamiche anticristiane che si possono leggere sotto la basilica), vi sono anche segnali confortanti di dialogo e convivenza.
La chiesa sorge a 200 m dalla basilica dell’Annunciazione, vicino al convento francescano. È anche nota come chiesa della Nutrizione, perché la tradizione vuole che nel luogo in cui sorge vi fosse la casa di Giuseppe, dove Gesù crebbe e venne “nutrito”, appunto. La chiesa attuale e stata edificata all’inizio del Novecento ma gli scavi archeologici (che hanno portato alla luce una preziosa vasca battesimale mosaicata) attestano una continuità di culto dall’epoca giudeo-cristiana.
L’attuale basilica, che domina la cittadina di Nazaret con la caratteristica guglia alta 44 m a forma di giglio rovesciato, venne inaugurata nel 1969. La struttura di questo importante tempio cristiano può lasciare decisamente senza parole il pellegrino; il sito, infatti, e concepito come l’unione di due chiese sovrapposte: la basilica cosiddetta “inferiore” e la basilica “superiore”. Ecco come lo stesso Giovanni Muzio, l’architetto che ne firmò il progetto, spiega nel 1959 – a cantiere appena aperto – il significato di un’opera tanto originale: «Il nuovo Santuario che sarà costruito sopra la grotta, dove sin dai primi tempi della cristianità si e venerato il luogo sacro della Annunciazione a Maria e del mistero dell’Incarnazione, deve servire alla preghiera, ma soprattutto rivelare ai pellegrini, insieme ai resti antichi venerati, i recenti ritrovamenti archeologici. (…) Deve inoltre proteggere, conservare nel tempo e mettere in evidenza le vestigia delle precedenti basiliche, la bizantina e la crociata, che fanno fede a un culto ininterrotto»1. Una sola struttura per scopi molto diversi, dunque: da una parte aiutare nella preghiera i pellegrini, dall’altra mostrare e proteggere i ritrovamenti archeologici (dai tempi di Gesù all’epoca crociata), per loro natura complessi e stratificati.
Per raggiungere l’obiettivo, il Muzio sceglie di erigere una doppia basilica: quella inferiore, in cui mette in risalto e preserva i resti archeologici della Grotta venerata e le vestigia delle chiese più antiche; e quella superiore, ampia e grandiosa, pensata per accogliere moltitudini di fedeli e per lo svolgimento di grandi celebrazioni. Tra le “perle” conservate nella chiesa inferiore: la Santa Grotta in cui Maria ricevette l’annuncio, un mosaico del IV secolo su cui si legge il nome di Conone, il diacono che lo fece realizzare, e una vasca battesimale giudeo-cristiana, segno che fin dai primi secoli questo luogo venne utilizzato dai cristiani per il culto. L’esterno della basilica vanta il contributo di molti artisti moderni, tra cui gli scultori Angelo Biancini, Cornelio Turelli e Franco Verroca. Nel portico esterno, si può ammirare una lunga galleria di pannelli a soggetto mariano.
Strepitosa, davvero da non perdere, e la visita all’area archeologica adiacente alla basilica e facente parte del museo, che conserva oggetti e opere d’arte di inestimabile valore, come i giganteschi capitelli della distrutta basilica medievale, scolpiti dal Maestro di Nazaret.
A circa 140 m dalla chiesa di San Gabriele e collocata la cosiddetta Fontana della Vergine, le cui acque provengono dalla sorgente racchiusa nella chiesa. È stata completamente ristrutturata nel 2000 in occasione dell’anno giubilare indetto da papa Giovanni Paolo II. Gli scavi effettuati nel 1997- 1998 dalla Israel Antiquities, sotto la direzione di Yardenna Alexandre e Butrus Hanna, hanno portato alla luce un sistema idrico funzionante dall’epoca bizantina, che testimonia come la fontana per diversi secoli abbia rappresentato la principale sorgente d’acqua per la popolazione locale. Alcune leggende raccontano che a questa fontana fosse solita andare Maria, e che lo stesso Gesù vi attingesse abitualmente l’acqua. Ma non ci sono consistenti indizi archeologici che mettano in relazione la fontana al tempo di Gesù.
I vangeli sinottici ci informano dell’abitudine di Gesù nel frequentare la sinagoga nella sua patria (Mt 13, 53-58; Mc 6, 1-6; Lc 4,16-30); qui Gesù si manifesta come Messia, suscitando l’incredulità dei suoi concittadini. Va detto che sembra poco sostenibile l’ipotesi secondo cui il luogo attualmente venerato corrisponda alla sinagoga citata dai vangeli. Infatti, in seguito alle insurrezioni giudaiche che portarono alla distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.), quasi tutti i luoghi di presenza ebraica furono distrutti; finora, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce solo sinagoghe risalenti a non prima del III secolo. La devozione cristiana per la sinagoga di Nazaret frequentata da Gesù risale all’epoca bizantina: nel 570, un pellegrino italiano conosciuto come l’Anonimo piacentino afferma di aver visto la sinagoga di Gesù, all’interno della quale si trovava ancora la Bibbia sulla quale Gesù aveva pregato e la panca sulla quale si era seduto!
La costruzione di una chiesa in questo luogo risale all’epoca crociata. I francescani la ebbero in custodia fino al 1777, anno in cui il governatore della Galilea Daher el-Omar la consegnò ai Greci cattolici. Oggi appartiene alla Chiesa cattolica greco-melchita la quale, nel 1887, ha costruito una nuova chiesa sinagoga accanto a quella crociata.
L’edificio risale al 1785 per volere dell’egiziano Pasha al-Jazzar, governatore di Acco, il quale volle insediare a Nazaret un centro amministrativo e culturale. Lo sceicco Abdullah al-Fahum al-Ninni ne completò la costruzione tra il 1804 e il 1808 e ne fu amministratore fino alla morte, avvenuta nel 1815 (il suo corpo riposa nella parte occidentale dell’edificio). Fu lui ad assegnarle l’appellativo di “bianca” , poiché doveva essere simbolo di «purità, luce e pace». Ancora oggi la moschea e posta sotto la custodia dei discendenti di Abdullah al-Fahum al-Ninni.
La Moschea Bianca e un importante centro religioso e culturale per la comunità islamica di Nazaret; ogni giorno vi si radunano circa 200 persone, fino a 3.000 nei giorni festivi. Essa ha assunto anche un significativo ruolo nell’ambito del dialogo interreligioso, soprattutto con la comunità cristiana, in un clima di mutuo rispetto e collaborazione. Lo dimostra il fatto che all’interno vi e inciso un versetto del Corano che inneggia Maria definendola «la più perfetta tra tutte le donne».
La chiesa di San Gabriele, o chiesa ortodossa dell’Annunciazione, e stata edificata a lato di un pozzo che la tradizione ortodossa ritiene il luogo dove Maria ricevette l’annuncio dell’angelo Gabriele. In realtà, i vangeli di Matteo e Luca non contengono alcun preciso riferimento circa l’ubicazione di tale episodio (Lc 1,26-38; Mt 1,18). Molto probabilmente il riferimento e alla tradizione apocrifa, precisamente al Protovangelo di Giacomo che risale al 140-160 d.C.: «Presa la brocca, uscì ad attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore e con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. Ma essa, all’udire ciò, rimase perplessa, pensando: “Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?”. L’angelo del Signore, disse: “Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Maria rispose: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola”» (Protovangelo di Giacomo 11,1-3).
La chiesa risale all’epoca bizantina ed e menzionata dal pellegrino Arculfo nel 670; venne ampliata in epoca crociata e distrutta subito dopo dal sultano mamelucco Baibars. I francescani ne ebbero la custodia dal 1628 al 1634. Nel 1749 i greco-ortodossi la ricevettero in proprietà da Daher el-Omar, e nel 1750 la ricostruirono. La cripta che contiene il pozzo risale all’epoca crociata. La magnifica iconostasi all’interno, dono di un ricco mercante greco, risale al 1767. Prima di entrare, invitiamo a fare attenzione alle iscrizioni sulla porta d’ingresso.